Attrazione fatale - Capitan Kappa

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Nel bene o nel male, il Capitano è sempre il Capitano!!!!!!
L'amore e l'elettricità. Cose molto pericolose.
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Il mattino dopo era Venerdi 19 Agosto, mi ero alzato presto,  dovevo andare con Efrem a Montelabbate, stavamo realizzando uno dei primi impianti blindo sbarra nella zona industriale di Pesaro, allora la capitale Europea del mobile.
Un'ora di strada sotto interrogatorio, io mi appellai al diritto di non rispondere se non in presenza di un avvocato e non dissi una parola. Lui non stava zitto nemmeno un istante, voleva sapere della belga bionda, ma col cazzo che avrei parlato.
Alzavo il volume dell'autoradio al massimo, lui la spegneva e mi minacciava di non riaccenderla con un cacciaviti in mano. Se avesse saputo della mia serata sarebbe stato contento, ma mi avrebbe preso per il culo senza darmi tregua.

Quando arrivammo al cantiere sopirai di sollievo. Avevo fissa nella mente l'immagine di Michelle e della mia mano sulle sue gambe scoperte. Avevo i calli alle mani, I cacciaviti, le pinze, i pressacavi, te li facevano venire anche in meno di un mese, e pensavo cosa avesse pensato stringendo la mia mano ruvida. Ma lei era speciale, sapeva che lavoravo e quei calli forse le erano anche piaciuti. In fondo il Maschio se non ha le mani callose, non è Maschio.

Dovevamo far passare i cavi della corrente trifase che andavano alla Cabina di Trasformazione dell'Enel fino al capannone. Dovevano essere infilati in un pozzetto, poi dentro i tubi e uscire nel pozzetto all'interno del capannone. Era un lavoro duro, bisognava lubrificarli con la vasellina, imbrattarsi tutte le mani e anche con i guanti scivolavano. Ma Efrem sapeva fare il suo mestiere, mentre continuava a interrogarmi, aveva predisposto una carrucola, infilammo la molla guida nel tubo, gli legammo ben stretti i cavi e attacco la gigantesca molla al gancio di traino del furgone dentro al capannone. Mi disse: "Incantato, io vado a tirarli pian piano con il furgone, tu infilali in modo che non si intreccino, altrimenti arrivano a meta percorso e non li tiriamo nemmeno più fuori." Lo sapevo bene, lo avevo fatto altre volte, ma nella Cabina sempre io. 20000 Volt, la corrente elettrostatica presente all'interno della Cabina era impressionante. Mi si raddrizzavano tutti i peli, i capelli e anche l'uccello, ma quello probabilmente era il pensiero di Michelle.

Efrem mise in moto il furgone, avevamo i Walkie Talkie per parlarci, mi disse che stava cominciando a tirare e che dovevo stare attento e spingerli senza farli intrecciare. Mentre i cavi scivolavano dentro al tubo io li lubrificavo bene con la vasellina, concentrato, nonostante i peli, i capelli e l'uccello dritti. Ci volle un'ora per farli arrivare nel pozzetto del capannone. Lui li fece uscire dal pozzetto per circa tre metri e mi disse al di tagliarli lunghi in modo di non avere problemi per attaccarli al quadro generale all'interno della cabina. Li stesi, li feci arrivare al quadro e li tagliai.

Mi resi immediatamente conto della cazzata che avevo fatto, non avevo considerato che dal pozzetto dovevano entrare entrare nel tubo che andava al quadro e che erano corti. Chiamai Efrem, gli spiegai l'accaduto, lui li aveva lasciati lunghi, e forse sarebbero arrivati lo stesso, ma quelli dell'Enel si sarebbero incazzati.

Lui comincio a corrermi dietro, i fili arrivavano appena e noi eravamo precisi, mi tirava cacciaviti, pinze, martelli, sassi, tutto quello che gli capitava a disposizione, naturalmente mirava lontano da me, era matto, ma non mi avrebbe mai fatto del male, mi voleva bene. Io giravo intorno al capannone, ero più veloce di lui, gli gridai che avremmo rifatto ripassare i cavi sfilandoli dal capannone e che avrei pagato io cavi nuovi, ma lui continuava a corrermi dietro e sentivo attrezzi che cadevano a terra distanti da me.
Finalmente fini il fiato e si fermò. Grugniva come un orso, era segno che si stava calmando.

"Tanto la paghi, non con i soldi del cavo, ma una martellata la prendi". Ci mettemmo a ridere come idioti, eravamo così. Ripetemmo l'operazione, ci volle un'altra ora, ma stavolta tagliai i cavi lunghi oltre ogni limite.

Quel giorno mi porto a mangiare il pesce da "Alceo", il miglior ristorante di pesce di Pesaro. Costava un occhio della testa, ma quando eravamo fuori Villagrande lui mi portava sempre nei migliori ristoranti. Nella zona industriale di Pesaro c'erano mense per operai e dirigenti ovunque, e si mangiava anche bene, ma lui era fatto così

Ma continuava ad interrogarmi e dovetti dargli un contentino, avevo fatto un danno e lo meritava. Gli dissi: "Ieri sera sono stato in compagnia delle belghe, specialmente in compagnia di Michelle, la bionda. Accontentati, perché non ti dirò altro. Alle mie donne ci penso da solo". Scoppio a ridere, voleva sapere tutto, ma io mi appellai nuovamente alla presenza di un avvocato.

Nel primo pomeriggio ero dentro il capannone, sotto un soppalco, stavo fissando i ganci di sostegno del blindo sbarra, la corrente era ancora staccata. Mi arrivo una secchiata d'acqua che mi bagno dalla testa fino ai piedi. Guardi in alto, Efrem aveva ancora il secchio in mano e rideva come un pazzo. Mollai gli attrezzi, e feci per salire sul soppalco per fargliela pagare, ma arrivato lassù, aveva il martello in mano e mi disse ridendo: "Ti è andata bene, preferivi una martellata?". Gli gridai delle ingiurie indicibili, ma lui continuava a ridere e mi disse: "Almeno stasera con la belga sei bello fresco, l'acqua rinfresca il cervello, specialmente quella di pozzo che è abbastanza fresca". Non potevo ammazzarlo, era mio cugino, e mia zia si sarebbe arrabbiata. Smisi di imprecare, andai fuori dal capannone, stesi uno dei cavi corti tra due pali che avrebbero sostenuto la recinzione, mi tolsi calzoni, maglietta, calzini e li appesi al cavo ad asciugarsi. Ero in mutande e scarpe antinfortunistiche.

Alle 16 passo l'idraulico a prendere visione del lavoro che doveva fare lui. Era un pesarese, ma lo conoscevano, era un burlone anche lui. Tutti matti, ma anche seri. Disse a Efrem: "Hai assunto un apprendista marocchino?" Efrem si mise a ridere. Ero in mutande, nero come il carbone, e per un minuto mi sentii davvero un marocchino. Ma lo mandai a fanculo, a lui e a Efrem. Se la ridevano i bastardi, ma io pensavo alla vendetta.

Alle 18.00 salimmo sul furgone e partimmo per tornare sui nostri Monti. Efrem mi spiegava tutte le posizioni sessuali che si potevano fare con una donna. Io misi le cuffie che usavo per il trapano, chiusi gli occhi e feci finta di dormire. Lui gridava, sapeva bene che non dormivo, mi spiegava posizioni che probabilmente aveva visto solo nei giornali porno quando era più giovane di nascosto da mia zia. Ma io non lo cagavo di una lira. Pensavo a Michelle e al Week End che mi aspettava.

Finalmente arrivammo davanti a casa mia, scesi, gli dissi: "Se non smetti di farti seghe con i giornali porno alla tua età, diventi cieco, e l'Angela non te la da più, coglione!!!" e sparii dentro casa.Mi aspettava una serata e un Week End da favola.
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