Michelle, la visione. - Capitan Kappa

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La giovinezza
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Michelle, la visione.
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Bussai alla porta, mi apri un ometto con pochi capelli, di bassa statura. Sicuramente era più giovane di mio Padre ma sembrava molto più vecchio.
Parlava in francese, e come tutti i francesi parlava veloce, come se io fossi obbligato a capirlo. Fortunatamente intervenne la moglie, lei era una bella donna, parlava l'italiano e avrei scommesso che in lei c'era sangue italiano. Forse una emigrata o figlia di emigrati. Mi spiego che erano del Belgio, le spiegai che dovevo installare l'antenna e che dovevo salire sul tetto. Lei lo sapeva. All'interno della casa non c'erano botole che davano accesso al tetto, lo sapevo, Efrem mi aveva spiegato. La signora Belga era gentile. Forse anche il marito, ma non capivo un cazzo di quello che diceva.Noi italiani, quando parliamo la nostra bellissima lingua con uno straniero, lo facciamo lentamente, cercando di scandire le parole e gesticolando per aiutarli a capire. Loro no. Partono in quarta è parlano come se parlassero con un amico. Non credo che lo facciano apposta, ma se non li conosci all'inizio ti stanno sul cazzo. Ma l'ometto non sembrava una persona cattiva.

Mi congedai dai coniugi e mi apprestai a dislocare la scala e il necessario per portare il materiale sul tetto. Ero un pochino incazzato, Efrem poteva dirmelo che non erano italiani, ma lo aveva fatto apposta per mettermi in imbarazzo. Era bravo, generoso, aveva una marea di pregi, ma era stronzo così, e comunque la signora era molto gentile e mi sarebbe stata molto di aiuto, Efrem sapeva anche questo.

Alle 10:00 del mattino cominciai a fissare i primi tasselli con il trapano, non passò nemmeno un minuto che sentii due voci di giovani ragazze che gridavano come aquile. Cercai di capire cosa dicessero, e compresi ben presto che il mio tassellatore faceva chiasso e le avevo svegliate. Poverine, loro erano in vacanza.

E io ero arrampicato su un tetto, alle prese con una antenna, per far vedere la TV alle ragazzine bisbetiche.
Alle 11:00 le giovani fanciulle uscirono in giardino. Appena le vidi mandai giù un bolo di saliva da un chilo
.
Alla faccia delle ragazzine.

A occhio e croce potevano avere la mia età, dai 14 ai 16 anni (anche io ero un ragazzino). Ma quello che mi lascio sbalordito era l'abbigliamento.Erano entrambe in vestaglia, aperta, in mutandine e reggiseno,
Molto più emancipate delle ragazze della mia età di Villagrande che portavano i calzettoni anche in piena estate. Se fossero state in paese sarebbe stato un vero scandalo.
Quella che sembrava più grandicella (in seguito seppi che si chiamava Michelle e la sorella Ingrid), aveva un taglio di capelli che non avevo mai visto. erano corti, biondi, ma aveva un ciuffo che non riuscivo a capire come facesse a starle in quella piega, a dire il vero mi sembrava spettinata, ma ero sicuro che passava del tempo a pettinarsi. Aveva la carnagione chiara, non vedevo gli occhi, ma erano sicuramente azzurri.
Ingrid era bella anche lei, i capelli erano più scuri, bruni. Anche lei aveva un taglio di capelli strano, lunghi dietro, corti sulle tempie e lunghi sopra, che ricadevano un po sui se stessi., stile salice piangente.
Belle e strane. Cosa c'e di meglio per un ragazzo Appenninico di paese?
Dal tetto mi sembravano minute di statura, io ero già relativamente alto, ma mi sentivo un Orco in confronto a loro.
Facevo di tutto per non guardare di sotto, ma era dura. A 16 anni il testosterone esalava dalla mia pelle a litri, tanto che i cinghiali femmina nei boschi, comunemente dette scrofe, sentivano il mio odore maschile da 800 metri di distanza.
Le ragazze parlottavano tra loro mentre mi scrutavano per capire che razza di animale fossi.
Questo almeno era quello che pensavo io. Ero sempre un montanaro.
Non potevo immaginare che mi guardavano solo perché ero un maschietto, aggrappato a un tetto con pendenza da neve alpina.

Solitamente portavo le scarpe antinfortunistiche da elettricista, ma sui tetti erano dure e pericolose e Efrem mi faceva indossare le Adidas Tampico, erano scarpe da ginnastica morbide e aderenti e la corrente elettrica che girava negli impianti della antenna era irrisoria, non c'era pericolo di folgorazione.
Inciampai in un tassello appena montato, mi feci male ad un piede,
Mi usci di bocca una imprecazione che si senti oltre il confine di Stato, dal prete della parrocchia di Chiesanuova, nella Repubblica di San Marino.
Finalmente alle 11.50 arrivo Efrem con il Ford, Scesi la scala a pioli come uno scoiattolo, cercai di ricompormi e mi avviai verso il furgone con noncuranza. Erano davvero belle, ma non le guardavo. Il Padrè mi salutò dalla finestra, quella che sembrava più grandicella accennò un sorriso dolcissimo, ma io non risposi.

Salii sul furgune e dissi a Efrem:: <Ma sei matto? Sono stranieri, parti immediatamente>.
Lui se la rideva, saluto con un cenno il padre e le ragazze e finalmente partì.
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