L'Imbarazzo giovanile - Capitan Kappa

Capitan Kappa Logo
Capitan Kappa
Sito Ufficiale
Web Designer: Emanuele Mazzocchetti
Title
Vai ai contenuti
Motoclub
Partito Nazional Fascista
La giovinezza
Nel bene o nel male, il Capitano è sempre il Capitano!!!!!!
L'Imbarazzo giovanile
Separatore
Lo stesso pomeriggio implorai Efrem di non mandarmi da solo alla villetta, in due avremmo fatto prima. Lui aveva notato il mio disagio, sia per la lingua francese, ma soprattutto aveva visto le due ragazze e sapeva che alla fine quell'esperienza per me sarebbe stata favolosa.
Mi disse: "Io non parlo francese, tu lo studi a scuola, vai e monta quel cazzo di antenna, altrimenti ti mando nella Cabina Elettrica a riparare le bobine dove corre la 20.000 Volt". Scherzava, ma con lui non si poteva mai sapere.

Il pomeriggio fu più piacevole e tranquillo, un tantino imbarazzante, ma tranquillo. Sul tetto era un caldo infernale, io ero magro come un chiodo, avevo la carnagione scura e il sole estivo mi rendeva quasi nero, come i capelli. Ma non mi dava fastidio.

Le ragazze, vestite, ma vestite di minigonne e camicette (soprattutto senza calzettoni) continuavano a osservarmi, giocavano a carte all'ombra e la più carina mi accennava qualche sorriso davvero dolce.
Ma io ero un duro, non mi sarei fatto mettere i piedi in testa da una ragazza belga.
Ero davvero idiota, come lo si è a 16 anni.
Quelle ragazze erano solo gentili, carine ed emancipate, 100 anni avanti rispetto alla cultura paesana  sui Monti dell'Appennino Marchigiano. A Rimini le ragazze erano come loro.

Alle 16:00 la madre mi disse di scendere dal tetto, parlava bene l'Italiano, probabilmente meglio di me. Io mi avviai alla scala a pioli, imbarazzato, ma il fatto che la madre mi capisse mi faceva coraggio.
Appena misi i piedi a terra mi trovai tutta la famiglia, Padre, Madre e ragazze di fronte. La ragazza più carina (in realtà erano carine entrambi) teneva un vassoio con una caraffa piena e cinque bicchieri.
Era bellissima, io cercavo di mantenere un atteggiamento rude, ma era davvero difficile. La Madre mi disse di andarmi a sedere con loro all'ombra, volevano offrirmi della limonata ghiacciata. Gli dissi che avrei perso tempo, ma la signora non volle saperne. Ci sedemmo intorno ad un tavolo in giardino.
Separatore
"Ti chiami Emanuele, giusto?" Come cazzo faceva a sapere il mio nome? "Si", risposi imbarazzato.. Le ragazze sorridevano, il padre forse pensava che ero un immigrato africano.
La Signora Delattre, questo era il cognome di famiglia, mi spiego: "Sai, anche io sono Italiana, mi chiamo Elena, questo è mio marito Alain e loro sono Michelle che ha quasi sedici anni e lei è Ingrid che ne ha quasi 15. Io sono nata qui, a Villagrande, ma con i miei genitori siamo emigrati in Belgio, avevo 10 anni, mio padre ha lavorato nelle miniere.
Conoscevo bene tuo Padre e tua Madre, tu sei la copia esatta di Natalino. Questa mattina, quando ti ho visto, ho capito subito chi eri. E' impressionante come tu assomigli a tuo Papà, era bello come te. E so che tuo Padre ha fatto tanto per il paese, io sono tornata altre volte, quest'anno ho portato anche le mie due ragazze"

In meno di 60 secondi cambiai otto colori sul viso, dal nero al violaceo, al bianco fino al verde.Nel frattempo la signora Elena traduceva hai familiari.
Io mi feci coraggio e dissi in un incrocio tra francese, italiano, villagrandese e aramaico: "Madame Elena, vous êtes très gentille, j'ai eu 16 ans en janvier. C'est vrai, mon père est une personne très spéciale, je ne pense pas lui ressembler. Elle a aussi une belle famille."

La signora Elena e tutta la famiglia rimasero a bocca aperta, Io temevo di aver detto qualcosa di sbagliato. Ero sicuro di parlare male il francese, invece evidentemente mi sbagliavo, o comunque mi ero fatto capire.
"Ma tu parli francese? Allora studi? Pensavo che facessi l'elettricista". mi disse meravigliata. Io risposi in Italiano. Anche con un pochino di orgoglio Nazionale. Gli dissi che si, facevo l'elettricista durante l'estate, ma che studiavo il Francese fin dalla Prima Media e lo studiavo tutt'ora all'Istituto Tecnico Superiore per Geometri. Le dissi che comunque ero ben lontano dal parlare il Francese, che avrei voluto studiare l'inglese, e che lavoravo perché quel lavoro mi piaceva e perché spendere i miei soldi, invece che approfittare di quelli di mio Padre, mi faceva sentire bene. Ero meravigliato io stesso dalle cose serie che stavo dicendo.

Mi alzai, avevo bevuto la limonata ghiacciata più buona della mia vita e avevo impressionato una intera famiglia belga. Mi congedai in francese: Maintenant, je dois retourner au travail. Efrem, le véritable électricien, est mon cousin, fils d'Ulderico, le Frère de ma Mère. Peut-être qu'il le connaît. C'est un homme très bien, mais un peu fou et je ne voudrais pas qu'il me lance des tournevis quand il vient voir le retard dans le travail. Merci pour la limonade, j'en avais vraiment besoin.

Michelle, la quasi sedicenne, era bellissima, e capivo dai suoi occhi che in qualche modo avevo fatto presa nel suo giovane cuore.

La signora mi chiamo per nome mentre mi allontanavo verso la scala a pioli e mi disse: "Ti sbagli Emanuele, sei proprio come tuo Papà, sei un ragazzo davvero speciale".

Le sorrisi, quelle parole mi toccavano il cuore, la signora Elena evidentemente aveva ancora tanta Italia nel cuore e forse l'Italia sarebbe entrata anche nel cuore della bella Michelle.

Alle 17.50 arrivo Efrem, io ero sul tetto, la signora Elena lo fermò, le chiese di suo Padre, mio zio Rico, io scalpitavo sul tetto. Finalmente mi disse: "Ti devo lasciare lassù? Io vado a casa. Tre secondi, scesi le scale senza sfiorare i pioli, passai fra le due ragazze e mi venne un colpo di genio, guardai Michelle attento che i genitori non mi guardassero e le feci la lingua, Lei scoppiò a ridere, credo che fosse felice, io mi rimisi in assetto da combattimento e mi avviai al Furgone Ford.

Efrem mi prese per il culo da Santa Rita a Villagrande, io non lo cagavo. "Sei cotto ragazzino" mi disse ridendo mentre scendevo dal furgone. Lo mandai a fanculo. Noi comunicavamo così.
Progetto Web di:
Emanuele Mazzocchetti
Separatore
Capitan Kappa Logo
Capitan Kappa
Scuderia: Via Montefeltresca - n. 104/1 - 47868 - Villagrande di Montecopiolo - RN
E-Mail: info@capitankappa.com
E-Mail Personale: emanuele_m@capitankappa.com
E-Mail Web Designer: webeditor@capitankappa.com
Bandiera Italiana
Stemma Araldico MONTEFELTRO
Stemma Araldico MONTEFELTRO
Torna ai contenuti