La giovinezza
Nel bene o nel male, il Capitano è sempre il Capitano!!!!!!
La dolcezza va oltre la durezza.
Il mattino dopo ero sveglio alle 6,30, mi alzai, mia Madre mi chiese come mai mi alzavo cosi presto. Le dissi che non avevo più sonno. Ero seduto in giardino ad aspettare Efrem, quando vidi Sabrina che correva su per la salita di casa di mio Padre. Le andai in contro. Non avevo idea di cosa volesse, ma non era niente di buono. Lei piangeva, e tutto d'un fiato mi disse: "Lele, sono arrivati i miei genitori, domani mio Padre è impegnato. Devo partire oggi". Non aveva potuto trattenersi, le dispiaceva e piangeva, si era abbracciata a me e mi stringeva forte. Io ero impietrito, ma riuscii a muovere le braccia e a stringerla al mio petto. Avrei preferito una coltellata al cuore e vederla piangere per me mi faceva male dentro.
Mia Madre si era accorta e mi guardava triste dalla finestra. Sapeva che la frequentavo e quella ragazza le piaceva molto. Non capivo come facesse, ma ero sicuro che sapeva cosa stava succedendo. Le Madri.... tu puoi essere di pietra, ma loro ti leggono dentro.
Guardai Sabrina negli occhi, le dissi: "Sabri, mi dispiace tanto, non... non mi vengono le parole.....", Era vero, ero bloccato.
Lei mi spinse verso il muro della casa, sotto il terrazzo, non voleva che ci vedessero.
Sempre piangendo mi disse: "Lele, mi scriverai? Io voglio risentirti, so che avresti voluto di più, ma io non mi sentivo ancora pronta..... se ... se potessi tornare indietro di qualche giorno...". Le misi delicatamente un dito sulle labbra e la fermai.
"Sabri, mi hai regalato 10 giorni bellissimi, si, forse ti desideravo anche in altro modo, ma non sarei mai andato oltre, non adesso. Non ho mai incontrato una ragazza come te e, credimi, io non ti merito, tu sei una donna nel fisico di una ragazza, io sono un bambino nel fisico di un uomo. Mi hai regalato il rispetto. Io ti voglio bene da morire, forse un giorno crescerò e ti meriterò, ma ancora non ti merito. Non piangere ti prego. mi fai stare male......".
E li successe una cosa che non avrei immaginato mai.
Mi bacio sulla bocca, sentivo la sua lingua dolce che si contorceva intorno alla mia. Non so quanti duro quel bacio, ma quando ci staccammo la guardai negli occhi e le dissi: "Sabrina, io ti prometto che ti scriverò, non perché me lo chiedi tu, ma perché ho bisogno di farlo io. Mi mancherai tanto Sabri e vorrei rivederti, solo e quando vorrai tu", mi fermai non riuscivo ad andare avanti.
Lei a quelle mie parole si calmo un pochino. "Ma come faro a rivederti? Tu sei a Villagrande, io a Rimini....." si fermo ma si era resa conto di una cosa importante, le era venuta in mente la Cagiva, quella moto pericolosa adesso le dava un po' di speranza.
La strinsi di nuovo fra le mie braccia. "Sabri, da quando ho preso la patente, sono stato tante volte a Rimini, è a poco più di 40 chilometri, non è sulla luna".
Era un po' preoccupata, ma anche rassicurata e più serena. Nessuno dei due fino a quel momento aveva pensato che in fondo avevo quella Moto, e la guidavo molto bene. Disse: "Appena finirai il lavoro e torneremo a scuola ti chiamerò, tu sai quanta paura mi fa la tua Moto, so che vai troppo veloce, ma so anche che sei un molto bravo a guidarla. Verrai davvero a trovarmi qualche Domenica prima che cominci il freddo?"
Finalmente io le sorrisi: " Sabri, verrò ogni volta che vorrai vedermi, hai ragione, forse piloto un po veloce, ma per venire da te sono disposto a venire fino a Rimini a 30 all'ora, non rischierei mai di correre troppo, cadere e non poterti vederti. Anche io ti voglio tanto bene e mi piaci tantissimo".
Non mi ero reso conto che Efrem era arrivato da un pochino, era nel furgone, faceva finta di non guardare ma avevo sempre avuto il dubbio che avesse due occhi anche dietro la testa e sapevo che rideva come un pazzo. Gli avrei tirato un cacciavite, ma i cacciaviti erano tutti nel furgone.
Sabrina si stacco da me, era imbarazzata, ma era di nuovo serena. Mi sorrise in modo serio e mi disse: "Io ..... Io.... credo di amarti, ...... a presto!!!" e sorridendo corse verso casa. I sui stavano facendo i bagagli e l'aspettavano.
Non ero triste perché quelle ultime parole di Sabrina mi avevano fatto capire che non ero completamente influenzato dal testosterone, c'era anche qualcosa di più nobile dentro di me.
Però, nonostante il mio coraggio e gli stivali da Cross con la punta di ferro, quella partita l'aveva vinta il diavolo, forse stava anche lui ridacchiando nella Grotta alla Roccaccia, avrei voluto andare lassù e prenderlo a calci, ma sapevo che non lo avrei trovato e dovevo andare a lavorare, mancavano 5 minuti alle otto.
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Emanuele Mazzocchetti